Tre amici romani, tre ex giocatori di rugby, tre appassionati di buona cucina: nasce così il ristorante Almatò che ha aperto da un paio di settimane nel quartiere Prati (Via Augusto Riboty, 20C). Tre menti ognuno con il suo ruolo all'interno del loro ristorante ma uniti da un grande, unico, sogno.
Alberto Martelli nato e cresciuto nel ristorante di famiglia, La Carbonara a Campo de’ Fiori, la sua è una passione viscerale, qui riveste il ruolo di responsabile di sala e sommelier, ha frequentato corsi sul vino e sul restaurant management, tenendosi sempre aggiornato su tutte le novità e le tendenze del mondo ristorativo. Ad Almatò si occupa di coordinare le operazioni in sala e, soprattutto, di dirigere quelle in cantina. È nel vino che si è infatti specializzato nell’ultimo periodo: comporre una carta applicando i giusti ricarichi, consigliare abbinamenti, etc etc. I suoi vitigni preferiti sono quelli dei grandi rossi italiani, Nebbiolo, Sangiovese e Aglianico; tra i bianchi il Fiano, il Pinot Bianco e lo Chardonnay (“ma dipende ovviamente da chi lo fa”).
Manfredi Custureri qui lo troviamo come restaurant manager. La passione è scattata per caso ma si è dato da fare studiando e frequentando diversi master in restaurant management, supportando le sue capacità anche sul piano teorico.
Tommaso Venuti è lo chef del ristorante, ha studiato all’Alma (Scuola Internazionale di Cucina Italiana) e si è formato professionalmente vicino a Heinz Beck (La Pergola Roma), Antonino Cannavacciuolo (presso Villa Crespi Relais & Châteaux), e Marcus Wareing (ristorante Marcus a Londra, 2 stelle Michelin)). Nei suoi piatti pochi ingredienti che danno vita ad un gioco di consistenze e con accostamenti tra sapori differenti ma sempre ben equilibrati.
Le ricette del ristorante si basano sulla rigorosa stagionalità e sulla eccellente qualità della materia prima. Il pescato proviene ad esempio da una pescheria che ha le sue barche ad Anzio e Ponza quindi sempre freschissimo; il pane è quello del forno Panis (spiegano che “al momento non abbiamo le capacità necessarie ad affrontare un argomento delicato come il pane, e perciò è bene che venga fatto da un fornaio esperto e attento alla qualità”, sottolinea lo chef con eccesso di onestà); altri prodotti da distributori come Orme e High Quality Food.
Cinque proposte per ogni portata che spaziano dalla terra al mare, ricette che partono come base dalla tradizione e si evolvono sul il lavoro di ricerca svolto dallo chef. Per citare alcune ricette: Scampi, radicchio, radici; Ravioli di coda, erbe amare, salsa mirepoix; Anatra, patata viola, cipollotto, lavanda (io la lavanda l'avrei esclusa per mio gusto personale). La carta dei dessert, sempre firmata da Venuti, rappresenta un naturale prosieguo, con creazioni dalle forme e dal gusto contemporanei (leggi “alleggeriti”) come le personali versioni di Tiramisù e Soufflé.
Per un pasto completo alla carte si spendono circa 65 euro a persone, dall’antipasto al dolce, bevande escluse), c’è la possibilità di scegliere uno dei percorsi di degustazione, di 5 o 7 portate (rispettivamente a 50 e 70 euro bevande escluse), costruendo il menu con i consigli dalla sala e in base alle preferenze del cliente.
Per il pranzo, dal lunedì al venerdì, si aggiunge la formula del lunch tasting, composta da 3 portate (al costo di 30 euro), e quella del fast lunch, pensata per una rapida pausa lavorativa e che garantisce all’ospite di poter consumare un
benvenuto dello chef, un piatto a sua scelta e una bottiglia d’acqua in soli 30 minuti (a 20 euro).
Il locale (di 100 mq) è stato progettato da uno dei tre soci, lo chef Tommaso Venuti, grazie ai suoi precedenti studi di architettura. La sala (di circa 50 mq) è un luogo intimo e raccolto, elegante e informale al tempo stesso, contraddistinto da pochi colori (legno, grigio, particolari in nero e blu delle sedie) e dal gioco di luci che tende a evidenziare ciò che è sul tavolo senza però mai appesantire la vista. Proprio le lampade sono fatte su misura da un piccolo artigiano e permettono di spostare tavoli e sedute secondo la funzionalità richiesta. Finalmente un locale insonorizzato alla perfezione!
Grazie allo speciale soffitto, questo beneficio fa vivere al cliente un'esperienza molto piacevole in uno dei suoi 28 coperti interni ai quali poi se ne aggiungono almeno altri dodici nel dehors (disponibile nella bella stagione).
La carta dei vini, curata dal Alberto Martelli, è composta da circa 80 etichette (equamente suddivise tra bianchi e rossi) provenienti dai territori più interessanti del paese e comprensiva di diverse referenze estere, Francia in primis. Immancabile la selezione di bollicine italiane e di Champagne.
“L’interesse per il cibo – sottolineano Manfredi Custureri e Alberto Martelli – è sempre stato qualcosa di centrale per tutti noi. Dopo aver accumulato la giusta esperienza abbiamo capito che era giunta l’ora di dare vita al nostro sogno, ovvero un locale tutto nostro. Ad Almatò ognuno ha portato il proprio contributo secondo competenze e gusti (questi ultimi da sempre abbastanza simili). Il ristorante ha la sua identità ben delineata, un luogo dall’atmosfera al contempo raffinata e amichevole, adatto a molteplici occasioni e dove chiunque possa sentirsi a proprio agio”.
Almatò
Via Augusto Riboty, 20C - 00195 Roma (quartiere Prati)
Tel. 0669401146
Aperto dal lunedì al sabato, dalle ore 13.00 alle 15.00 e dalle 20.00 alle 23.30
www.almato.it
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