FIORANO For KIDS

FIORANO For KIDS
Grande successo e bellisima atmosfera alla Bio*Sagra del 28 settembre alla Fattoria di Fiorano.
Grazie alla partecipazione di chef, ristoratori, artigiani e al numeroso pubblico sono stati raccolti circa 25.000 euro a favore del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Adesso parte la fase operativa del progetto di ricerca.
 


24.660 euro raccolti a favore del progetto di ricerca sugli effetti della dieta chetogenica nel trattamento dell'epilessia infantile portato avanti dal Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Ospedale Bambin Gesù. 
Oltre 7.000 porzioni di cibo – preparate e donate da chef e ristoratori di Roma e provincia – servite a cominciare dalle ore 11.15 – orario in cui è stata richiesta la prima porzione di pasta e fagioli -, oltre 2.000 persone (tra cui moltissimi bambini) che hanno trascorso la giornata tra filari di vite e balle di fieno o all'ombra degli alberi della Fattoria di Fiorano, circa 80 ginocchia sbucciate come accadeva un tempo, quando era normale che i bimbi giocassero all'aperto. 

Questi sono alcuni dei numeri di Fiorano for Kids, il progetto nato intorno a 4 filari di Cabernet e di Merlot  impiantati nella Fattoria di Fiorano di Alessia Antinori, e a 300 bottiglie di vino la cui vendita sarà destinata a scopo benefico, e in particolare della Bio*Sagra di domenica 28 settembre. Numerosa oltre le aspettative la partecipazione del pubblico, tanto da dover indurre l'organizzazione a chiudere l'ingresso alla Fattoria prima del previsto. In molti si sono trattenuti fino al tramonto per godersi l'aria pulita e l'atmosfera festosa.
Una grande festa, una giornata trascorsa all'insegna dell'allegria e dell'atmosfera familiare a cominciare dagli chef che hanno accolto l'invito a partecipare all'iniziativa con famiglie e bambini. A loro, prima che a ogni altro, va il più sentito ringraziamento dei soci di Fiorano for Kids. Per essersi prestati all'iniziativa in maniera collaborativa e generosa contribuendo alla riuscita dell'evento non solo grazie alla bontà del cibo preparato, ma soprattutto alla piena e sincera condivisione dello spirito della giornata e di tutto il progetto:

Osteria Fontana Candida; Prelibato; Trimani Il Wine Bar; Salotto Culinario; Mariolina; Coromandel; Pascucci Al Porticciolo; Pasticceria Bompiani; Panificio Bonci; Gatta Mangiona; Osteria Di Monteverde; Pasticceria De Bellis; Pianostrada Laboratorio Di Cucina; La Barrique; Enoteca Ferrara; Armando Al Pantheon; Romeo Chef&Baker; Glass Hostaria; Fattoria Di Fiorano; Osteria Fernanda; Stazione Di Posta; Trapizzino; Agata & Romeo; Checchino Dal1887;  Trattoria Epiro; Dall’Anto’; Spasso Food; Metamorfosi; Imago Dell’hassler Hotel; Da Cesare Al Casaletto; Stecco Lecco.


Si ringraziano anche le istituzioni che hanno concesso il loro patrocinio all'iniziativa – l'Assessorato Roma Produttiva di Roma Capitale e il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali,
gli sponsor: Fipe, Ferrarelle, Fattoria Le Mortelle, Taste of Roma, Montenisa, WeGrill, Zorzi,
e le Associazioni (o società) che hanno ravvivato la nostra giornata Giochi Scientifici, Alfonsaria, Bibliolibrò, AS New Body, Ti Cucino Io. Si ringraziano inoltre per la collaborazione gli allievi dell'IPSSAR Vincenzo Gioberti, IPSSAR Colonna e SAFI Elis. 

La fine della giornata – che si è conclusa con un arrivederci al prossimo anno, quando tutti i protagonisti di quest'edizione e altri ancora saranno nuovamente coinvolti e invitati a dare il proprio contributo per una festa ancora più grande – non coincide certo con la fine delle attività di Fiorano for Kids. Anzi, grazie ai fondi raccolti domenica può ora partire il cuore centrale del progetto, vale a dire la ricerca del Dipartimento di Scienze Neurologiche dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù guidato dal Prof. Vigevano che sarà portata avanti dalla dott.ssa Romina Moavero per studiare gli effetti della dieta chetogenica basata su una alta percetuale di grassi, che deve essere attentamente modulata in base alle esigenze di ogni paziente, e soprattutto resa appetibile per i piccoli pazienti che devono sostenerla per un lungo periodo di tempo. A questo fine, è prevista anche la collaborazione con gli chef che aderiscono al progetto, per la messa a punto di ricette gustose in base alle indicazioni del team di ricerca. Comunicheremo a breve l'avvenuta consegna del bonifico del ricavo della Bio*Sagra, che coprirà il contratto di un anno della dott.ssa Moavero e assicurerà in tal modo il suo prezioso contributo alla ricerca.

Si allega un documento divulgativo sulla dieta chetogenica e la sua applicazione nella cura dell’epilessia infantile a cura del Prof. Vigevano e il suo staff. 
Info:

FIORANO
Fattoria Biologica a Roma
Via di Fioranello n. 34 – Roma
Tel. 06.79340114 – Cell. 342.3658581 
fiorano@fattoriadifiorano.it - www.fattoriadifiorano.it - FB Fattoria.di.Fiorano
Epilessia 
L’epilessia si definisce come una “malattia caratterizzata dal ripetersi di crisi epilettiche e dalle conseguenze sul piano sociale che esse provocano”. L’1% della popolazione ne soffre.  Le crisi epilettiche si manifestano con molteplici aspetti. La variabilità nella semeiologia delle crisi è legata a due fattori: all’età, in quanto il bambino, che ha un cervello ancora “immaturo”, presenta crisi diverse dall’adulto; alla zona del cervello che da origine alla crisi, in quanto, ad esempio, una crisi che interessa l’area che coordina i movimenti del braccio destro, provocherà movimenti anomali di questo arto, mentre una crisi che interessa l’area nell’emisfero sinistro che presiede alla vista causerà allucinazioni visive e ci farà deviare gli occhi verso destra. Alla base della malattia vi è infatti una scarica elettrica abnorme di una zona più o meno vasta di neuroni cerebrali e la crisi, nella sua espressione clinica, rispetterà la funzione della area del cervello coinvolta. Ogni area del nostro cervello svolge infatti delle funzioni specifiche che conosciamo ormai da tempo. Se la crisi interessa solo un’area ristretta di un emisfero cerebrale parliamo di crisi “parziale” o “focale”, se invece interessa contemporaneamente ambedue gli emisferi parliamo di crisi “generalizzata”.
 Qualsiasi lesione cerebrale congenita, come le malformazioni e le patologie prenatali, o acquisita, come gli esiti dei traumi cranici o degli accidenti vascolari, può causare una “irritazione” che provoca poi le crisi epilettiche. Un terzo delle epilessie è invece dovuto a predisposizione genetica, in assenza perciò di una chiara lesione cerebrale. L’epilessia si manifesta a tutte le età, anche se, in oltre il 60% dei casi l’esordio avviene in età pediatrica.
Cardine della diagnosi e di una corretta terapia è l’ Elettroencefalogramma, esame del tutto innocuo con cui registriamo l’attività elettrica cerebrale, che ci permette di evidenziare l’anomalia nella funzione dell’attività elettrica cerebrale e capire di che tipo di crisi soffre il nostro paziente. Con il supporto poi di sistemi Video-EEG, ricorrendo ad esami di lunga durata (anche 2-3 giorni), possiamo anche registrare le crisi e, correlando la scarica elettrica patologica con il comportamento del paziente al momento della crisi, avere ulteriori informazioni. In particolare, analizzando la sequenza degli eventi possiamo ipotizzare da quale area del cervello origina la crisi.
 Gli esami radiologici come la TAC e soprattutto la RMN, ci permettono poi in molti casi di capire quale è la causa dell’epilessia nel nostro paziente in quanto sono in grado di evidenziare la natura e la sede della lesione cerebrale.
 Fortunatamente alcune forme di epilessia legate a predisposizione genetica, con esordio per lo più in età pediatrica, hanno un andamento benigno, in quanto tendono a guarire spontaneamente. Ad esempio il così detto “Piccolo Male”, chiamato scientificamente “Epilessia Assenza Infantile”  esordisce nell’infanzia, intorno ai 4-6 anni, provoca le “assenze”, molto numerose ogni giorno, che persistonono per alcuni anni, per poi tendere a diradarsi fino a scomparire con l’avvicinarsi dello sviluppo puberale. In questi casi le nostre terapie incidono poco sulla guarigione finale, mentre agiscono nel sopprimere le assenze nella fase in cui sono particolarmente frequenti; è chiaro infatti che presentare 30-40 episodi di assenza al giorno disturba notevolmente il bambino nelle sue attività scolastiche, sportive e sociali.
  Con le varie terapie farmacologiche e nonostante una continua immissione sul mercato di nuovi farmaci, che per lo più hanno minori effetti collaterali rispetto ai vecchi, riusciamo ad ottenere un buon controllo delle crisi in circa il 65-70% dei casi. Queste terapie hanno però alcuni inevitabili effetti collaterali, primo fra tutti l’induzione di sonnolenza che nei bambini può venire ad incidere sull’attenzione e quindi sull’apprendimento scolastico. Come in ogni branca della medicina, nel prescrivere una terapia dobbiamo sempre valutare quali siano i benefici ed i rischi per il paziente. Tra l’altro la terapia farmacologia dell’epilessia è sempre prolungata, dura vari anni. Per prendere in considerazione la sospensione della terapia occorre attendere almeno due anni dall’ultima crisi. In sintesi  l’obiettivo del nostro intervento terapeutico deve tendere ad ottenere il massimo sollievo dalle crisi, tenendo sempre presente quale ne è il reale impatto sulla vita quotidiana del paziente, minimizzando gli effetti collaterali a breve e lungo termine della terapia, in particolare sugli aspetti cognitivi e sociali, specie nell'età dello sviluppo. Dobbiamo infine ricordare che l’epilessia è una malattia nei confronti della quale esiste ancora un forte pregiudizio a livello scolastico, nel mondo del lavoro, nello sport. Per tali ragioni l’epilessia è una malattia che necessita di un approccio non solo neurologico, ma anche pediatrico e psicologico
 Nei pazienti resistenti al trattamento farmacologico le crisi possono essere molto frequenti, anche pluriquotidiane, con ulteriori conseguenze negative sullo sviluppo psicomotorio del bambino. In questi pazienti si utilizzano trattamenti alternativi ai classici farmaci antiepilettici.
I pazienti affetti da epilessia focale farmacoresistente portatori di una lesione cerebrale circoscritta, asportabile chirurgicamente, possono giovarsi del trattamento neurochirurgico. Tali pazienti devono percorrere un iter pre-chirurgico che presuppone una precisa definizione dell’area epilettogena con l’ausilio di sofisticati e prolungati esami video-EEG. Nel caso di dimostrazione poi che l’asportazione dell’area epilettogena non causerà al paziente deficit neurologici, si potrà procedere all’intervento neurochirurgico con probabilità di successo molto elevate. Purtroppo solo il 10-15% dei pazienti farmacoresistenti può essere trattato chirurgicamente.
 Nei casi non trattabili chirurgicamente, si può ricorrere all’impianto dello Stimolatore del Nervo Vago, una specie di pace-maker che viene applicato sottocute in sede sternale e collegato con un sottilissimo cavo al nervo vago all’altezza del collo. La stimolazione del nervo provoca una diminuzione della ipereccitabilità cerebrale e quindi fa diminuire la tendenza ad avere crisi. Questo approccio non farmacologico è particolarmente interessante e potrebbe fare aprire in futuro nuovi orizzonti. Le percentuali di successo sono intorno al 30-40% dei casi.
 Nei pazienti pediatrici farmacoresistenti si può ricorrere alla Dieta Chetogenica, una dieta basata su una alta percentuale di grassi a scapito di carboidrati e proteine. I comuni regimi alimentari abitualmente sono costituiti da una percentuale di circa il 50% di carboidrati, 30% di grassi e 20% di proteine. Nella dieta chetogenica la percentuale di grassi può arrivare fino al 90% ed il resto essere diviso tra proteine e carboidrati. Le prime segnalazioni di un possibile utilizzo di questa dieta nell’epilessia risalgono al 1921, ma solo dopo gli anni 70 vi è stato un utilizzo più diffuso con risultati non sempre esaltanti e soprattutto molto variabili da centro a centro. Nel tempo sono emersi alcuni elementi molto importanti. Il primo è che esistono bambini che hanno un particolare difetto genetico per cui solo la dieta chetogenica può controllare le crisi e gli altri sintomi neurologici. Il secondo è che la dieta chetogenica deve variare da bambino a bambino in modo da trovare il rapporto tra grassi e proteine/carboidrati più efficace nel singolo individuo. In questa messa a punto di una dieta personalizzata dobbiamo tenere conto del fatto che tanto più è alta la percentuale di grassi tanto più diminuisce l’appetibilità del piatto. Esistono perciò più diete chetogene con rapporto tra grassi e carboidrati/proteine variabili, ma in cui comunque la dose dei grassi è sempre superiore al 50%.
 I risultati degli studi più recenti sono incoraggianti con percentuali di successo, cioè di significativa riduzione del numero delle crisi intorno al 60% dei casi, con pazienti completamente liberi da crisi.
 Il meccanismo con cui la dieta chetogenica agisce non è del tutto chiaro. La dieta chetogenica produce i “corpi chetogeni”, degli acidi grassi liberi, che sembrano essere attivi a livello cerebrale. Anche il digiuno prolungato provoca la produzione di corpi chetogeni; già Ippocrate nel V secolo a.c. consigliava infatti  il digiuno completo per trattare il paziente con epilessia. La dieta chetogenica ha probabilmente diversi meccanismi d’azione per tenere sotto controllo le crisi. Tali meccanismi sono abbastanza complessi e questo spiega per quale motivo di solito bisogna attendere diverse settimane prima di iniziare a vedere gli effetti positivi della dieta.  Gli acidi grassi liberi che aumentano nel corso della dieta chetogenica hanno la funzione di attivare dei canali che sono presenti sulla superficie delle cellule e che portano ad una modulazione dell’eccitabilità cellulare. Inoltre, uno dei corpi chetonici che viene prodotto con la dieta, e che è denominato alfa-chetoglutarato, è il punto di partenza per la sintesi di una sostanza, denominata GABA, che è la principale sostanza inibitoria a livello cerebrale, ossia in grado di bloccare l’ipereccitabilità dei neuroni. Riassumendo quindi, la dieta chetogena è in grado da un lato di modulare l’eccitabilità corticale responsabile della suscettibilità alle crisi, e dall’altro di aumentare il cosiddetto tono inibitorio, rendendo più difficile la genesi di una scarica. Sicuramente questi sono solo alcuni dei meccanismi con cui la dieta chetogena combatte le crisi epilettiche, ma resta ancora molto da scoprire, soprattutto per cercare di individuare i soggetti con migliori probabilità di risposta a questo tipo di terapia.
Molto ancora c’è da lavorare anche sugli effetti collaterali di questa dieta in quanto un’assunzione di alte percentuali di grassi per lunghi periodi può provocare conseguenze sull’organismo in particolare sul fegato.

 Dalla collaborazione con “Fiorano for kids” deriverà proprio la possibilità di incrementare le ricerche su questo tema e soprattutto riceveremo il contributo di famosi esperti di alimentazione per rendere i piatti utilizzati nella dieta più appetibili e con meno effetti collaterali.

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