..."ora aridatece la pajata". La protesta su Facebook

 "Aridatece la pajata!!" invocano su Facebook i gruppi di discussione. E alcuni lettori protestano: "Perchè la fiorentina si e la pajata no?". Altri, invece, che hanno una buona memoria storia aggiungono: "ci sarà mai speranza di rivederla visto che Alemanno ce l'ha promessa?". Nel dicembre 2008 il sindaco disse: "Ci sono tutte le condizioni per riabilitare la pajata", minacciando addirittura "una cena di disobbedienza civile" se il veto anti mucca pazza non fosse stato tolto. Nel 2009, poi, confermò: "Ci stiamo organizzando con i sottosegretari Buonfiglio e Martini per portare all'Unione Europea la richiesta di togliere il divieto di vendita della pajata". Proposito che a giugno 2010 gli fecero addirittura sostenere: "E' in corso una trattativa del ministero delle Politiche agricole, avviata già quando io ero ministro, per convincere l'UE a reintrodurre il piatto". Ma a tutt'oggi, la papajata di vitello continua ad essere vietata. I golosi di questo piatto si sono ridotti, così, a scambiarsi sul web indirizzo dove poterla gustare "sottobanco".
(Jacopo D'Andrea, oggi su metronews) 
ASSOMACELLAI:
Il presidente Assomacellai Gian Paolo Angelotti: "La UE ha adottato politiche di prevenzione: ora si spera che passata la bufera si torni alla normalità. Il mercato ha pagato con milioni di euro".
Il regolamento: l'ultima parola alla UE:
"Gli intestini dal duodeno al retto e il mesentere dei bovini di qualunque età devono essere rimossi e smaltiti perchè il sistema linfatico primario dell'intestino bovino rappresenta la prima sede di localizzazione dell'agente responsabile della Tse". Così spiegano al ministero della Salute. La pajata è "fuori legge". Ma c'è uno spiraglio: "L'Italia dovrebbe entrate da maggio-giugno 2012 tra i paesi europei con una categoria a rischio Tse1 (tra cui rientra anche il morbo della "mucca pazza"): fascia considerata meno rischiosa. Quindi, teoricamente, potrebbe reintrodurre l'ulitizzo degli intestini bovini per il consumo umano". C'è un però: occorre un parere scientifico dell'Autorità europea per la sicurezza alimentare. Insomma, la decisione ultima spetterà alla Commissione Europea.
 (Jacopo D'Andrea, oggi su metronews) 


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